Parola ai Sangimignanesi: Raffaello Razzi ci racconta

Abbiamo deciso di inserire una rubrica nel nostro Blog per lasciare la voce direttamente ai sangimignanesi per un loro racconto sulla città.


Lasciamo oggi la parola a Raffaello Razzi.

"L’emblema di San Gimignano non può essere che il panorama delle Torri; paesaggio inconsueto, arrogante quasi per il suo sfidare il cielo nel bel mezzo della Toscana.

Eppure quegli edifici superbi che immediatamente suscitano l’idea del borgo incastellato medievale, quella monumentalità che se ne sprigiona, non esaurisce, da sola, le importanti particolarità che pure compongono quel periodo e che, in altri centri urbani, nati e sviluppatisi anche loro nello stesso momento, talvolta si sono persi in tutto o in parte nel corso dei secoli.

Le torri di San Gimignano non sono solo monumenti incredibili di per sé, ma hanno anche il compito di proteggere quelle altre caratteristiche che denotano tutto il territorio.

        

La vita religiosa di quel periodo è rimasta in San Gimignano viva e presente, con innumerevoli testimonianze ancora valide: dal culto del beato Cattani, uno dei frati minori che fu martirizzato in Marocco al tempo di S. Francesco, al beato Bartolo, appestato che resse per 20 anni il Lebbrosario di Cellole, alla beata Fina, giovinetta che stette 15 anni distesa su un tronco di quercia e che provocò la nascita, alla sua morte, di un altro simbolo, stavolta sociale, di San Gimignano, lo spedale di S. Fina ancora presente e i cinque monasteri maschili e altrettanti femminili che nacquero in quel piccolo centro di poco più di diecimila anime e che, ancora oggi, mostrano la presenza di alcuni di essi.

E la vita artistica di quel periodo con la presenza nelle grandi chiese come la Collegiata e quella di Sant’Agostino, di opere d’arte di autori prestigiosi come Bartolo di Fedi, Simone Martini, Memmo di Filippuccio, Benozzo Gozzoli, Filippino Lippi, che non disdegnarono neanche quelle chiese minori che sbucano fra le vie più periferiche, come S. Pietro in Forliano, S. Lorenzo in Ponte, S. Francesco in Quercecchio, S. Jacopo dei Templari.


  


  

  


Vita artistica che si trova sparsa nelle strade della città, con i tabernacoli di Sebastiano Mainardi in Via S. Giovanni, o quello di Lorenzo Ciardi detto il Pittorino in Via delle Romite, o i preziosi affreschi di Vincenzo Tamagni che controllano dall’alto di un palazzo la vivace piazza della Cisterna.

Questo e ancora altro è presente sotto quelle torri erette da orgogliose casate mercantili come quelle dei Salvucci, o degli Ardinghelli, o dei Moronti; le quali famiglie impiegarono parte dei loro capitali, frutto anche di denaro prestato a usura, per commettere ai migliori artisti delle varie epoche quelle opere d’arte che vediamo oggi nei due musei sangimignanesi, quello d’Arte Sacra e la Pinacoteca Comunale; lavori provenienti anche da quelle chiese e da quei monasteri che abbiamo ricordato.

Dalla cima di alcune di quelle torri, poi, si vede ancora quella magnifica campagna toscana fatta di boschi, di vigneti e di oliveti che è la stessa che si vede negli affreschi del Buon Governo, o negli sfondi che arricchiscono i tondi di Filippino Lippi; quei paesaggi sono ancora uno degli attori principali del patrimonio che ha fatto grande San Gimignano.

Se poi si vuole percorrere quelle campagne impiegando un po' di quel tempo che il turista curioso ha messo da parte per soddisfare le sue curiosità culturali, ci si accorge che quei territori sono tutti da scoprire, passando da chiesette rurali come quella di S. Pietro a S. Pietro sulla via Francigena di Sigeric, al borgo murato di Castelvecchio disseppellito da quei boschi che lo hanno conservato per secoli con le sue torri e la sua chiesetta absidata, con lo splendido Santuario diocesano di Pancole, magari percorrendo strade e viottoli che sfiorano vigneti di Vernaccia, oliveti attraversati da corsi di acque periferiche, o punti di partenza per scoprire l’orrido di Brotabuchi, gioia degli escursionisti, o il botro all’Inferno con le sue antiche miniere di rame.


 

Sono tante le cose che dalle torri si possono solo indovinare scorgendo i tetti di vecchie parrocchie rurali, o di ville di campagna, sapendo dell’esistenza di borghi fortificati come Citerna, vicino a S. Vittore che fu il primo centro monastico di San Gimignano, o delle rovine della Torraccia, mulino fortificato a pochi metri dal percorso della Francigena, sulla riva di un limpido ruscello.

Tante cose da vedere e imparare a conoscere, nel vero senso della parola; percorrere viottoli che affondano nella campagna può trasformare i frettolosi turisti di una San Gimignano scappa e fuggi, in attenti cultori di un paesaggio vivo e vero, con soste in casolari forniti di cibi e vini genuini; questi i grandi protagonisti delle caratteristiche di una civiltà che ancora oggi ha mantenuto molti tratti e sembianze del Medioevo.

 

Musei e biblioteche

Ci sono dei “contenitori” (brutta parola ormai d’uso corrente) che sono l’anima vera di un centro abitato, locali che contengono l’essenza di quel posto, le sue radici e le sue memorie, dove si conservano i “prodotti” che, nel tempo, quel centro ha saputo costruire.

San Gimignano è sempre stato un centro “minore” fra le grandi città toscane e italiane del medioevo; periodo che poi è straripato nel rinascimento e quindi nei momenti culturali successivi. Pur nonostante ha due Musei di grande prestigio relativi al passato remoto della città (quello d’Arte Sacra e la Pinacoteca Comunale), e due Archivi pieni di memorie importanti (quello della Collegiata e la Biblioteca Comunale).

Molte opere d’arte sono comunque ancora conservate in ogni chiesa o palazzo nobiliare di San Gimignano, là dove sono state dipinte in origine, oltre a quelle che sono sparse in molti musei del mondo, dal Louvre, o a Firenze, Cambridge, Baltimora, Berlino, Colonia e in diverse collezioni private; come a dimostrare che anche uno dei periodi peggiori della storia sangimignanese, quando i monasteri e le chiese furono soppressi e spogliati da provvisori occupanti “liberatori”, trovò la recondita missione di mantenere e diffondere nel futuro il nome di San Gimignano. E opere d’arte contemporanee sono poi sparse nella città, testimoni di una inarrestabile curiosità artistica, o nel museo di arte contemporanea che San Gimignano ha costruito dal dopoguerra ad oggi.

Gli archivi di scritti Sangimignanesi (uno della Collegiata e l’altro della Biblioteca Comunale), contengono le vere radici della città. Non solo per l’importanza che hanno le pergamene di quello della Collegiata, che dal 1181 racchiude le vicende del Castello, e poi del libero Comune di San Gimignano, o per il notevolissimo numero di Deliberazioni e documenti di vario genere, alcuni ancora non inventariati, dell’Archivio Storico Comunale, ma anche per tutte le altre filze sangimignanesi che si trovano nelle biblioteche di Siena, Volterra, Pisa, Vaticano, e soprattutto nell’Archivio di Stato di Firenze dove Cosimo I volle portare i documenti della città turrita che aveva chiesto insistentemente gli fossero “donati”. 

Tutti quei documenti racchiudono davvero l’anima di San Gimignano, la storia degli eventi che hanno portato alla costruzione di edifici, o anche alla loro scomparsa, alle formazione delle fortune di famiglie importanti, alla memoria delle commissioni di pitture ad artisti importanti, alla costruzione di chiese e alla distruzioni di castelli; vi sono in quelle cartepecore disegni dei torrioni che poi vedremo realizzati facendo un giro delle mura, eventi relativi alla costruzione della Torre Grossa, o ai fulmini che ripetutamente l’hanno messa in serio pericolo; documenti che mostrano la loro veridicità insieme a quello che emerge da dipinti contenuti nei musei, oppure osservando gli edifici ancora esistenti.




Da quelle carte emergono le cause della nascita di “ville” del contado, dei dipinti che ornavano le chiese rurali, degli artisti che furono chiamati a realizzarli; da quelle carte riusciamo a conoscere fatti relativi a vicende della grande politica regionale, o quelle di borghi incastellati come Castelvecchio, o Picchena. Sono una miniera di informazioni che non cessano di fornire notizie a quelli studiosi che vedono San Gimignano per quello che effettivamente è stato per secoli, un piccolo Comune sempre al centro di legami e interessi con i centri di potere più importanti della Toscana, che ha saputo curare e mantenere una mole notevole di documenti storici essenziali."


Raffaello Razzi


Ascoltiamo direttamente Raffaello Razzi che generosamente ha girato questo video per noi!



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